“Hole In The Earth” ‘Pink Cellphone’ ‘Combat’ ‘The Earth’ ‘Comanche’
Totalmente melodica nella struttura, ma presenta consistenti riff lungo tutti i suoi momenti più orecchiabili. E’ una buona traccia di apertura, per un inizio come lo si sperava: immediata e orecchiabile con soprattoni come da primo album degli Hundred Reasons. Benché questa comparazione si basi esclusivamente su CHI sa ascoltare attraverso il rumore. Molto Colin Doran.
‘FM’
Un istantaneo innalzamento di volume, ed il primo vero indice di similitudine di Saturday Night Wrist all’eco di White Pony, del 2000. I riff e le parti vocali sono agressivi ma c’é una qualità eterea, impalpabile in “FM”che ha qualcosa in comune più con il penultimo album piuttosto che con Around the fur del 1997 o il loro omonimo “Deftones” del 2003. Le tastiere sono più accentuate di quello che ci si potrebbe aspettare da una canzone così aggressiva.
‘Beware’
Il ritmo cambia ancora: “Beware” é lenta e riflessiva, ma rimane oppressiva nei sentimenti. Strutturalmente post-rock, “Beware” trova il cantante Chino Moreno imbattersi in note alte. E qui canta allungando le parole per accomodare la durata dei ronzii, mentre invece nella traccia precedente sputa le sue parole con cattiveria. La chiusura,su per giù un minuto, é dominata da un particolare riff selvaggio.
‘Cherry Waves’
La batteria consistentemente brillante di Abe Cunningham diviene assolutamente evidente e la voce di Chino fluttua, come un fantasma, nell’insieme. Ancora una volta viene alla mente White Pony: é un soft rock come da standard dei Deftones ma eseguito in un tal modo che i metallari non si vergogneranno a ballarlo. Termina con gridi spezzati che picchiano la loro via attraverso misteriose atmosfere.
‘Mein’
Sottile reminescenza di “Knife Party”, almeno inizialmente, presto cambia ritmo e diventa una bestia totalmente diversa. Come la canzone d’apertura dell’album, “Mein” é radicata nella melodia, – é il tipo di canzone che potresti immaginare eseguita dal chitarrista Stephen Carpenter digrignando i suoi denti, sperando che sia solo un pochino più metal nell’esecuzione. Non perché sia particolarmente tranquilla, ben inteso. La canzone é nota per il contributo dato dal cantante dei SOAD Serj Tankian.
‘Interlude’
Una traccia che si spiega semplicemente da sola, “Interlude” é esattamente questo, solo che termina con quanttro minuti. Puramente strumentale, la canzone potrebbe passare per una canzone post rock, in senso stereotipale, e serve a dividere “Saturday Night Wrist” in due metà facili da digerire. Ci si potrebbe chiedere in quale lato della versione LP sarà inserita…
‘Tilde’
Beh, questa é inaspettata, dopo tutto questo impegno, tutte le scommesse erano sulla traccia numero 7, che esplode dalle casse come un proiettile dalla pistola. Ma Tilde é una canzone quasi gentile, la voce di Chino accarezza le orecchie dell’ascoltatore piuttosto che romperle. Non é molto lontana dal lavoro dei Team Sleep dello scorso anno. Se questa é una buona o cattiva cosa, questo dipende dalla vostra cosiderazione del progetto più introspettivo del Chino…
‘Rats’
Alla canzone successiva, l’esplosione arriva: “Rats é, per buona parte, la traccia più aggressiva di tutto “Saturday Nigh Wrist”. Chino urla un assoluto omicidio sanguinoso su riff corti e discontinui che non conoscono limiti. Il ritornello é un po’ più controllato, ma i fan storici lo ascolteranno con avidità – al tempo stesso ricorda le fantastiche interruzioni di Around the fur, e dopo quasi un minuto giunge al passaggio strumentale che combina Cunningham con Carpenter, che spacca il cervello.
Campane d’allarme suonano come irruzioni nell’aria fin dall’inizio di questa canzone. Un beat hip-hop é accompagnato da strani rumori “industrial” e percussioni impercettibili, mentre Chino ha una parte di secondaria importanza e la voce guida é di Annie Hardy, dei Giant Drag. Davvero, meno si dice sui suoi vocal odiosi nella parte finale di questa canzone, meglio é. “Pink Cellphone” farà scuotere la testa ai fans che si chiederanno dove cavolo é finito il rock.
Campionature,simili a comunicazioni radio, formano l’intro spettrale di questa canzone, la profondità del suono é benvenuta dopo la scarsità della canzone precedente. Quando la parte vocale picchia, in un batter d’occhio smette, di colpo. Come “Mein”, Combat dosa con precisione le parti aggressive con quelle controllate e le stratificate parti cantate si avvolgono attorno all’ascoltatore con piacere. Il grido di Chino ““Whose side are you on?” é particolarmente snervante.
Chino canta attraverso i filtri sentiti già in “Elite”, da White Pony, solo che questa volta il ritmo del pezzo é diminuito considerevolmente. Un riff oscuro, torbido irrompe in un pezzo deciso, il tutto orchestrato dall’eccellente batteria di Cunningham.
Il finale di saturday Night Wrist é un’altro eco al passato: “Comanche ” é una fine dolce per un album che possiede una ricchezza di varietà, una canzone che metterà d’accordo vecchi e nuovi fans. Sembra contenere una dozzina di tratti caratteristici dei Deftones, il tutto nella breve durata del pezzo; dall’irrompere determinante di Chino che adotta uno stile più appropriato ad una ninna nanna che a un larynx-shredder.
Grazie a Laura
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