In attesa della prossima settimana, quando sarà possibile ospitare le vostre recensioni (link), ne riportiamo alcune prese dalle varie testate online per il concerto di Milano.
“I Deftones sono una band superiore. Lo dico in primis da grande fan. A Rho il set dura circa un’oretta, i pezzi proposti saranno tredici mentre le cose rimaste da dire su questi ragazzi pochissime; gli aggettivi ancora meno. Sound unico (e irripetibile), presenza impeccabile, stile e classe da vendere. Visivamente uno spettacolo: Chino si muove, si agita, da fondo come se non ci fosse un domani ad una voce che sa trasmettere vibrazioni come poche altre. Lui, con la sua oramai iconica camicia a quadri, accompagnato a destra dalla chitarra di Carpenter, sempre troppo presa a tagliare riff come il salame alle feste degli alpini, e a sinistra da un Sergio Vega che ha imparato perfettamente come si sale e scende dalle casse degli ampli. Chi Cheng oramai non c’è più: a lui sarà dedicata “Change (In the house of flies)”; a noi le restanti dodici, tra cui una manciata pescate dall’ultimo, ottimo, “Koy no yokan”, più una “Elite” da favola, una “Digital bath” che chiama sul palco Shavo Odadjian dei SOAD per un saluto veloce ai “fratelli”, e la classica doppietta finale da cardiopalma “Engine N°9”/“7 Words”. Il tutto con i personali ringraziamenti dei cinque di Sacramento per il nostro attaccamento alla band, un amore incondizionato che dura oramai da sette album (sarebbero otto, ma conosciamo la storia) e, quasi, vent’anni.”
“… i Deftones, che malgrado siano un Gruppo Che Piace Alle Tipe, piace da sempre anche a noi. Addirittura conoscemmo il Sindaco Del Metal al loro concerto al Rolling Stone di Milano coi Will Haven il 10 Febbraio 1998: giusto per farvi capire quanto siamo sfigati che ci ricordiamo il giorno esatto a quindici e fischia anni di distanza.
I Deftones erano in grandissima forma, forse un pelo stanchi sul finale ma capisci che quando sei così pettinato non puoi essere SEMPRE così pettinato. Hanno fatto tipo tutti i pezzi mejo della loro carriera a parte The Passenger chè Maynard era fermo in tangenziale per la grandine (UN ALTRO SGOOB DI SOLOMACELLO). A volergli proprio tirare un po’ il cazzo si potrebbe dire che forse potrebbero anche mollarla di fare Engine #9 e 7 Words alla fine di tutti i concerti: ormai centrano un po’ una ricca sega col resto, ma è un dettaglio più piccolo della cazzetta del tipo dei Club Dogo.
W I DEFTONES E SE NON TI PIACCIONO SEI PIU’ RICCHIONE DI NOI.
Momento migliore: i Deftones.”
“… i Deftones, conosciuti a dire il vero da forse il 20% dei possessori di biglietto attivi nella location, hanno asciugato palco e indumenti dei tantissimi che hanno partecipato saltando e menandosi durante il set di Chino Moreno e soci: prestazione senza sbavature e da veri maestri di crossover e nu-metal quali i Nostri sono da tempi non sospetti, distorsioni a manetta e grida come al solito sublimi del frontman, capace di mutare in modalità “melodica” in tempo zero e dare quell’aura di intoccabilità alle composizioni più famose dei Nostri, tra cui My Own Summer e 7 Words. Tantissima roba sin dal terremotante avvio con Diamond Eyes.”
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